#StoriediVitaperDEA – “La storia di Victoire: pediatra dell’ospedale di Bangui” a cura di Giovanna Fasciani

La storia di Victoire: pediatra dell’ospedale di Bangui (RCA). A cura di Giovanna Fasciani

Victoire è una specializzanda in pediatria dell’Ospedale pediatrico di Bangui (Repubblica Centrafricana). Quest’ospedale è l’unica sede universitaria ospedaliera nell’intero Centrafrica. Prima di parlare di sé Victoire mi parla dell’ospedale e della professione che svolge. Ci tiene a specificare che l’ospedale ha 287 posti letto ed ha reparti di oncologia, chirurgia, neonatologia, rianimazione, servizi diagnostici, reparti di malattie croniche come l’HIV e servizio sociale. Dallo scorso anno hanno aperto un reparto COVID. Victoire ha 30 anni compiuti proprio in questi primi giorni di giugno ed ha una bambina di 1 anno circa. Parlare con lei non è stato semplice. Era un po’ reticente a raccontarsi. Mi ha esposto in pochissime parole il suo percorso di studio: ha vissuto a Dakar (Senegal) dove ha conseguito il diploma di Liceo, ha visitato la Francia ed il Benin.

Mi racconta che la decisione di studiare medicina è sorta grazie ad un suo problema personale: quando era giovane ha avuto un problema dermatologico che non riusciva a curare per l’assenza di medici. Non riusciva a trovare un dermatologo che la potesse aiutare perché non esisteva in Centrafrica. Da lì ha iniziato seriamente a pensare di iscriversi a medicina per poter aiutare le persone che dovevano essere curate. Anche iniziare l’Università non è stato semplice per la situazione politica del suo Paese e quindi ha dovuto iniziare più tardi del dovuto a frequentare i corsi di medicina. Anche la specializzazione l’ha iniziata prima di discutere la sua tesi di Laurea per problemi politici.

Cerco di soffermarmi sulla situazione femminile nel suo paese per quanto concerne la possibilità di studiare. Mi racconta che nelle lezioni le aule erano composte da circa 50 studenti di cui meno di 10 erano donne. Victoire mi dice che la difficoltà per le donne di studiare è dovuta principalmente alla famiglia ed alla cura dei bambini.

Lei ha una situazione familiare diversa: anche il marito è medico ma è purtroppo partito da pochi giorni come medico militare per il Sudan. Lei stessa dovrebbe venire in Italia per sei mesi presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per un tirocinio di 6 mesi. L’Ospedale romano ha un gemellaggio con l’ospedale pediatrico di Bangui e vi inviava medici per la formazione dei medici locali. Ora con il COVID fanno lezioni on line. Questa donna quindi si trova in una doppia prova: il marito è partito per una zona di guerra e deve lasciare la figlia piccola per un lungo periodo presso i nonni per andare all’estero a studiare. Dopo avermi dato questa notizia capisco perché il suo raccontarsi era molto triste e reticente.

Per rendere più “leggera” la conversazione mi soffermo sulle malattie dei bambini e mi racconta che le principali malattie pediatriche sono la malaria, la più grave con forme neurologiche, e le intossicazioni sia di medicinali che di soda caustica. Quest’ultimo materiale viene molto utilizzato per la creazione del sapone. Viene lasciato incustodito ed i bambini lo bevono. Quando i genitori portano i bambini in ospedale hanno paura di essere giudicati e non raccontano al medico esattamente cosa hanno preso i bambini. Spesso sono intossicati con medicine tradizionali fatte con le erbe. I genitori per mancanza di conoscenza somministrano dosaggi sbagliati e ritardano a portare i bambini in ospedale peggiorando la situazione clinica.

Dopo questa beve chiacchierata non possiamo far altro che augurare un felice cammino a questa donna coraggiosa augurandole di riuscire a superare tutti i suoi ostacoli e di riuscire nel suo intento.